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Mototour Sarteano-Cantabria, 7-15 Giugno 2002

Ale e Fra' sul furgoncino

Maggio 2002; quest'anno la cosa si complica: Alessandro deve finire il servizio civile per poi dedicarsi alla tesi di laurea, io (Francesco), ho l'ultimo esame da sostenere e poi devo occuparmi a tempo pieno della tesi. La voglia di rimettersi in moto è tanta ma sappiamo entrambi che la nostra disponibilità di tempo è veramente limitata. A metà Maggio partiamo per un breve giretto per le campagne senesi e pisane che risveglia in noi la passione "mototuristica", tant'è che al ritorno avevamo già pianificato il nostro tour per l'anno 2002. Ale mi fa:
- Che ne diresti di anticipare i tempi e partire a inizio Giugno?
Dopo una breve "paranoia responsabilità" (sai, la tesi, l'esame...) rispondo che un bel viaggetto in moto sarebbe il giusto premio per la conclusione degli esami prevista per il 5 Giugno. Così il periodo era fissato ma il problema era trovare una destinazione affascinante per lo meno quanto quella dell'anno scorso (Mont Saint Michel e la Bretagna). La prima proposta era quella di fare un giro alpino fino a Strasburgo rientrando in Italia per lo Stelvio ma, la vera meta ambita era la Spagna, un sogno che apparentemente sembrava irrealizzabile visto il poco tempo disponibile. Tuttavia il 4 Giugno mi arriva una telefonata dal nostro studente all'estero Fabbianö che reclama la presenza mia e di Ale in territorio ispanico; mi sembra chiaro a questo punto che non potevamo più opporci al nostro destino: e Spagna sia!

Venerdì 7 Giugno (Primo giorno)

La partenza è ormai fissata per tradizione alle cinque del mattino; il tempo non è dei migliori ma decidiamo comunque di tentare. Alle cinque e cinque minuti ci incontriamo davanti al Monte dei Paschi di Sarteano per ritirare un po' di soldi e poi via (stavolta andiamo con gli €!). Avanti Ale, io dietro, imbocchiamo l'autostrada a Querce al Pino per lasciarla a Firenze Signa per la FI-PI-LI; quest'anno dobbiamo tenere una media oraria più alta dell'anno scorso perché la Spagna è lontana... (130/140 Km/h). La prima sosta è ad un'area di servizio vicino Pisa dove facciamo benzina e mangiamo due panini per poi ripartire verso Genova. Il viaggio procede veloce, siamo compiaciuti della nostra tenuta fisica e di quella delle moto anche se, già dalla partenza, noto un lieve innalzamento della temperatura del motore della mia Pegaso... la cosa è un po' inquietante ma cerco di non pensarci.
La prima grossa smaltita è verso Massa: il tempo peggiora a vista d'occhio e inizia a piovere; fortunatamente siamo già bardati con giubbotti e pantaloni anti acqua e, arrivati a La Spezia ricompare il sole che ci accompagnerà per tutta la giornata. Passiamo il confine e continuiamo in autostrada anche in Francia fino a Frejus per evitare il terribile traffico della Costa Azzurra; è l'una e usciamo dalla immensa autostrada francese per pranzare e per iniziare a togliersi di dosso qualche strato delle nostre corazze visto il gran caldo. Incominciamo a sentire la stanchezza tipica del primo giorno di viaggio insieme al caratteristico "mal di fondoschiena" che deve essere combattuto assumendo sulla sella le posizioni più strane. I chilometri percorsi sono circa 600 ma la Spagna è ancora lontana; imbocchiamo la N7, attraversiamo Aix-en-Provance, Salon e Arles riassaporando il piacere di guidare per le veloci e sicure strade francesi. Attraversiamo la Camargue dove ci fermiamo per qualche foto e proseguiamo per Montpellier; inizia a fare tardi e decidiamo di fermarci a Sète per comprare un po' di frutta in un negozietto sgarrupato; ceniamo e, subito dopo, ci fermiamo al campeggio Robinson di Marseillan da 14 € dove poter godere del meritato riposo; il contachilometri segna 990...
Piantiamo la tenda e piazziamo le moto ma il terreno è umido e dopo un po' Ale suscita la mia attenzione emettendo uno strano suono (tipo UUU) e smanettando verso la mia moto che lentamente, ma inesorabilmente, si adagia a terra... che uggia!!! La tiriamo su, è un po' sporca, si è storto un po' il manubrio ma la valigia laterale ha attutito l'urto... menomale... Siamo veramente sfiniti; io ho anche un po' di febbre che ho cercato di combattere in tutti i modi già da prima della partenza; oltre a questo il tempo, come da previsione, non promette bene... che dire, che Dio ce la mandi bona!!

Prima sosta La Pegaso in Camargue La Pegaso in Camargue Pausa a Frejus Conto del Robinson

Sabato 8 Giugno (Secondo giorno)

Brutta nottata: tosse, raffreddore e tanta pioggia; poi, quest'anno, non abbiamo optato per la tenda di Ale (la mitica UAM, unità mobile abitativa) ma per quella mia e della mia Moni che è più grande ma che di acqua non ne vuol sentir parlare... Alle sei (mentre Ale chiorba) mi sveglio alla ricerca di una doccia con acqua calda che senz'altro è lì per me... poi verso le otto si sveglia anche Ale e, anche se piove a brutto male, decidiamo di muoverci. Visiere appannate e l'acqua che progressivamente si insinua in tutti i buchi delle nostre mute. Tentiamo di prendere l'autostrada ma la mossa non si rivela vincente; sembra di essere dentro ad un videogame... Il nostro umore non è certo dei migliori e, verso le undici decidiamo di fermarci ad un'area di servizio autostradale nei pressi di Narbonne per riprenderci.
La bella notizia è che possiamo assistere alla partita Italia-Croazia; la brutta (oltre al fatto che troviamo lì due milanesi con consorti noiosissimi) è che l'Italia perde due a uno dopo essere andata in vantaggio e dopo che l'arbitro ci ha annullato due gol... e che cazzo, tutte male oggi!! Con l'umore ancora più a terra (si sfiora la depressione) abbandoniamo la A9 e continuiamo per la statale N9 sotto all'incessante acqua verso Perpignan e verso il confine Franco - ispanico. Decidiamo di passare i Pirenei più a sud possibile; arriviamo a Girona ma, visto il cattivo tempo, siamo costretti a proseguire senza neanche darle un'occhiata. Svoltiamo per la C25 verso Vic e, nei pressi di Manresa, dopo 300 chilometri di acquazzone, smette di piovere; la stanchezza è tantissima ma la lancetta dell'umore sale vertiginosamente e iniziamo a sentire odore di Zaragozza (a "soli" 300 chilometri) dove ci aspettano Fabbianö e la Mire. Ci fermiamo ad un distributore a fare il pieno (soli 0,70 € al litro!!!!!) e usufruiamo del bagno e del potente asciuga mani per asciugare di tutto (felpe, stivali, calze, pantaloni...); imbocchiamo la velocissima "Enne Segunda" con curvoni da 140 all'ora che ci porta a Lleida e verso le sconfinate pianure prima di Zaragozza dove vediamo i caratteristici e immensi cartelloni a forma di toro e facciamo conoscenza con il vento di quelle parti che non ci permette un'andatura superiore ai settanta chilometri all'ora... da non credere!
Sono le nove e siamo veramente a pezzi: chilometri, acqua e vento: un mix distruttivo; manca una mezz'ora di strada a Zaragozza ma siamo tentati di fermarci a dormire; chiediamo il prezzo di una stanza ad un motel ma... troppo caro... poi ci fermiamo in un megalocale dove ci sono delle stanze e Ale, in un caos infernale di voci, rumori e musica chiede al gestore se è possibile dormire; il gestore dice di sì ma avverte che c'è una festa di matrimonio e che ci sarà rumore fino a tardi; Ale chiede:
- Più forte di così?
Il gestore risponde: - Ancora la festa non è cominciata!
Attimo di perplessità. La dura realtà è che sarebbe stato impossibile dormire lì... A questo punto telefoniamo a Fabbianö e gli chiediamo se ci trova una stanza a Zaragozza; rimontiamo in sella; destinazione Plaza Aragon; come due zombie entriamo in città e dopo un po' di informazioni e di infrazioni stradali (attraversamento del ponte del Pilar...) arriviamo al luogo dell'appuntamento con i nostri due salvatori; mentre prendo il telefono per contattarli me li vedo spuntare alla mia destra belli e sorridenti; brivido; sono mesi che non ci vediamo e per Fabbianö siamo le prime due persone di Sarteano (oltre ai suoi genitori) che vede da cinque mesi. Siamo tutti supercontenti; alla Mire le sono cresciuti i capelli e sta decisamente bene; Fabbianö, senza i pranzetti di mammà e della Mire, è dimagrito e sta decisamente bene anche lui... il contrasto fra loro due e noi è netto; loro belli riposati, vestiti bene e puliti, noi spossati dalla stanchezza, con i capelli schiacciati dai caschi, sudici e avvolti nelle nostre tute da "omini Michelin". Fortunatamente guardiamo alla sostanza e non alla forma... Ci hanno già trovato un ostello (Hostal Navarra, vicinissimo alla piazza del Pilar) e il parcheggio per le moto; sistemiamo i bagagli e i nostri cavalli e, tutti insieme, andiamo a cenare alla classica ora spagnola: le undici. La mire, padrona morale di casa, ordina un po' di piatti di varie pietanze ultracondite e saporite (pollo, pesce, bruschette) e noi, da bravi corponi, ci abbuffiamo; il tutto annaffiato da un paio di cañe (birre). Che bellezza, stiamo veramente come picchi!! Alla fine della cena riaffiora la stanchezza e decidiamo di andare a dormire, in modo da svegliarci presto il giorno dopo per guardare la città e "chelo stambecco" (El Pilar)... bonanotte sonatori!

Ale al tramonto Cartellone a forma di toro Scontrino del ristorante Conto dell'Hostal Navarra

Domenica 9 Giugno (Terzo giorno)

Sveglia alle dieci e mezzo; che bello dormire comodi comodi in albergo! Doccia calda, sigaretta, pagamento della stanza (28 €), e giù in strada ad aspettare i nostri Ciceroni. Appena arrivano andiamo a fare una bella colazione con cornetto café y leche e churros (sono delle cose lunghe e fritte che si mangiano a colazione... strani 'sti spagnoli... vabè, anche noi abbiamo i bomboloni...). Usciamo, facciamo due passi per la città, una breve visita turistica della basilica del Pilar, due foto per immortalare l'incontro ed è già ora di andare a mangiare... eh sì, oggi una buona "paella" spagnola non ce la toglie nessuno!! Scegliamo il ristorante tutti felici e ordiniamo; mangiamo la peggior paella che si possa immaginare, ci incazziamo un po' e, un po' delusi ce ne andiamo (per la cronaca il ristorante è La Forja in calle (via) Mayor, 43 a Zaragozza; ecco, ora che lo conoscete evitatelo!). Fa un caldo bestia e andiamo a schiumare un po' lungo l'Ebro, quattro chiacchere e arrivano presto le cinque; è il momento di salutarci; la Mire deve ripartire per Barcellona, Fabbianö per Madrid e noi per luoghi da precisare. Ci salutiamo all'ingresso del parcheggio del Pilar con un grande abbraccione e con un "a presto"... sigh...
Io e Ale ritiriamo le moto dal parcheggio e continuiamo il nostro tour verso Logroño per la N232 alla ricerca di un posto dove accamparci "a uffo". Nei dintorni di Calahorra ci avventuriamo un po' per campi e dopo un'oretta troviamo il posto che fa per noi in una pineta accanto ad una bellissima vigna. Il free camping è un'esperienza un po' particolare... forse un po' da incoscienti; all'inizio, quando c'è ancora luce, sembra la cosa più tranquilla e sicura del mondo, ma poi, al calar della notte, vieni assalito dalle peggiori paranoie; senti ogni rumore e, nell'impossibilità di guardare fuori, ti senti impotente e alla mercè di tutti; la nostra filosofia era di consultarci sui rumori sentiti; se il rumore veniva sentito da uno solo non costituiva un pericolo, se invece, veniva sentito da entrambi costituiva una prova e, pertanto, armati di coltelli, uscivamo a dare un'occhiata... Strana razza il motociclista. Una volta che le paranoie vengono sostituite dal sonno il gioco è fatto!

Fabiano e Mireia Foto di gruppo a Zaragozza Fabiano e Mireia Ristorante da evitare Piazza di Zaragozza Basilica del Santo Pilar a Zaragozza

Lunedì 10 Giugno (Quarto giorno)

Stropicciata agli occhi, smontaggio della tenda e pronti per la partenza; l'itinerario iniziale prevedeva di puntare direttamente verso Santander ma ci rendiamo conto di essere molto vicini al complesso montuoso del Picos De Europa... come potercelo far scappare? Dopo circa duecento chilometri di N232 arriviamo a Soncillo, caratteristico paesino spagnolo dove in giro non si vede nessuno; pranziamo in una bettola guardando Portogallo - Polonia e ripartiamo costeggiando tutta l'Embalse (diga) del Ebro (bellissima). Siamo ormai in Cantabria, regione del nord della Spagna caratterizzata da pascoli di mucche e cavalli verdissimi e immensi... che bello!! Ci godiamo quei bei paesaggi e scattiamo decine di foto. Incominciamo a vedere le montagne del Picos; le strade sono piene di curve e tornanti veramente gustosi... peccato che siamo così carichi di bagagli! Frequenti sono anche gli incontri con mucche all'uscita delle curve... occhio! Costeggiamo tutta L'Embalse de Camporredondo e quella de Riaño (fantastiche) e poi, verso le otto, ci fermiamo a goderci il paesaggio sulle montagne e a farci una foto dentro ad un camioncino abbandonato. Decidiamo che non è il caso di fermarci a dormire sulle montagne e continuiamo verso l'oceano; inconsapevolmente stavamo andando incontro al tratto di strada più bello di tutto il viaggio; la discesa dal passo del Pontòn, che da 1200 metri circa scende per trentaquattro chilometri fino alle Asturie; una strada stretta e bellissima con curve da seconda/terza (e tanto occhio) che taglia le montagne e costeggia un fiume impetuoso; tunnel naturali, zampilli d'acqua che attraversano la strada... proprio un gran divertimento.
Alla fine della discesa, con qualche problemuccio di otite per me, andiamo alla ricerca di un posto dove piantare la nostra tenda; lo troviamo nei pressi di Cavadongas, una sorta di cantiere con lavori ma con un panorama sul Picos bellissimo. Ci accampiamo, tiriamo fuori la dispensa (l'inossidabile zainetto di Ale) e gustiamo la solita cena a base di salame, formaggio e banane. Poi, dopo le consuete paranoie rumori,ci addormentiamo.

Gpz sul cavalletto centrale Grosso scoglio a picco sul fiume Autoscatto su un ponte Soncillo Soncillo Un'embalse Ponte su un bacino artificiale Fra' sul ponte Vacca! Vitellino Pascoli Autoscatto appena entrati in Cantabria Cervera Seduti al bar I Picos d'Europa Embalse Pantano Panorama cantabrico La Pegaso Autoscatto sul Pantano Vista su paesotto Ale dorme!

Martedì 11 Giugno (Quinto giorno)

Sveglia alle nove; dov'è finito il Picos de Europa? La nebbia ci avvolge e riusciamo a vedere solo le bruttezze del cantiere (ruspa arrugginita e simili). Attratti dall'idea dell'oceano smontiamo velocemente la tenda e, dopo un breve incontro con gli operai del cantiere stupiti di trovarci lì, teliamo. Facciamo colazione con café y leche e tortillas (leggerini...) ad un prezzo irrisorio (un Euro e qualcosa a testa) e proseguiamo verso Llanes. È qui che vediamo per la prima volta la costa oceanica spagnola; bellissima; ci fermiamo in una spiaggia ritagliata tra le montagne... sembra una di quelle spiagge tropicali... Facciamo due foto e ci godiamo quello spettacolo... anche quest'anno alla fine del mondo!
Continuiamo verso S. Vicente e poi andiamo alla ricerca di un bel posticino sull'oceano dove poter mangiare e sdraiarci al sole. Troviamo una scogliera con una panchina da cui si vede "un gran mondo" (dicesse il mi' nonno) e ci fermiamo. Dopo un paio d'ore di sole ripartiamo verso Santander, capoluogo della Cantabria che però ci delude un po'. Ci avventuriamo per strade ignote alla ricerca di un posto sulla costa dove poter dormire; troviamo un bellissimo pascolo a Capo Ajo dove facciamo un po' di foto e la spesa (compreso il "cortauñas" e il "patè sabor suave"). Dopo due giorni di free camping avevamo proprio bisogno di un bel campeggio dove poter fare una doccia calda e la barba. Ne troviamo uno carinissimo a picco sull'oceano a Isla. Dopo aver fatto una bella manutenzione alle catene delle moto e dopo aver riscoperto il piacere di fare la doccia e di radersi siamo pronti per andare a fare serata al bar del paese; dopo un paio di birre e qualcos'altro ci siamo trovati alle due di notte a parlare di una sorta di... antropologia informatica... apposto.

Risveglio al cantiere La Pegaso Due cavalli Noi al cantiere I Picos d'Europa Un fienile Una casa caratteristica Mancano solo le palme Caverna sulla spiaggia Un grosso scoglio Un promontorio La Gpz davanti a una palude La palude Ale nella palude Fra' nella palude Università pontificia... mah Vista-mare Vista-mare 2 Vista-mare 3 Fra' Ale Autofoto di Ale Erba, ma di quella buona! Ale in relax Autofoto di Fra' Contempliamo il mare Vacca a Capo Ajo Vitellino a Capo Ajo Vacca a Capo Ajo 2 La perfetta manutenzione! La nostra tenda

Mercoledì 12 Giugno (Sesto giorno)

Il risveglio dopo l'uscita serale è abbastanza traumatico... altra doccia. Si riparte; oggi la meta è il famoso museo Guggenheim di Bilbao. Dopo aver assistito ad un incendio di una casa a Laredo (poveretti...) entriamo nei Paesi Baschi dove subito chiara appare l'aspirazione all'indipendenza; i cartelli stradali sono scritti in Castigliano e in Basco e, spesso, le indicazioni in Castigliano sono cancellate; la lingua basca è farcita di Z T e K e non si capisce veramente niente! La gente è molto più fredda e dura con i turisti... vabè, problemi loro.
Arriviamo a Bilbao in mattinata; troviamo subito il museo dalla futuristica architettura... strano l'impatto con gli altri edifici; parcheggiamo le moto (con relativa paranoia furto) e dopo una dimostrazione del nostro status studentesco con esibizione di tessera della mensa da parte di Ale e della tessera dell'Area 51 (???) da parte mia, entriamo con biglietto ridotto. Mi scatta subito il nervo vedendo come prima opera esposta una sorta di traliccio in alluminio, tipo capriata di un capannone e un'altra opera di dubbio gusto... cavolo, non dico che un'opera d'arte deve essere oggettivamente bella, ma neanche oggettivamente brutta!!! Poi, di fronte a Mirò, Matisse, Dalì, Picasso, Modigliani, Kandinskij, mi calmo e rimango affascinato. Dopo cinque ore di parentesi culturale attraversiamo il Nervion (fiume che attraversa Bilbao) e andiamo a mangiare su una panchina di fronte allo spettacolare museo. Dopo una sigaretta e quel famoso ballino di fotografie risaliamo in sella; direzione S. Sebastian... pardon, Donostia, capoluogo dei Paesi Baschi. Seguiamo la costa che è proprio bella; ci sono le onde che sbattono violentemente sugli scogli e arrivano anche sulla strada. Arriviamo verso le otto e mezzo a S. Sebastian, cittadina molto carina ma con un traffico infernale; la mia elettroventola dà di matto... è un caldo afoso e inizio a preoccuparmi per la guarnizione della testata della Pegaso sottoposta a duro lavoro. Ci fermiamo e ceniamo a base di stuzzichini e tortillas in un localetto carino al centro di Donostia. Sono circa le dieci e decidiamo di uscire dalla città per trovare il nostro consueto posticino dove dormire; ci avventuriamo per una stradina che scende un po' a valle e ad un certo punto troviamo un'area attrezzata (tipo le Crocette) verdissima e attraversata da un fiume; il posto è veramente invitante per dormire anche se, una volta accampati, notiamo un casottino con scritte a caratteri cubitali inneggianti all'ETA... speriamo bene...

La tenda perfetta Impacchettata come al negozio! Fra' dopo barba e doccia L'incendio di Laredo Il cane davanti al museo Guggenheim Il museo Guggenheim Ancora lui E ancora il museo La strada per Donostia/San Sebastian Mare mosso Biglietto del museo

Giovedì 13 Giugno (Settimo giorno)

Sono le sei e vengo svegliato da un rumore; caccio il capo fuori dalla tenda e vedo che la GPZ si era adagiata sulla mia Pegaso; richiamo l'attenzione di Ale (bel risveglio per un motociclista...) e corriamo a ispezionare la situazione. Fortunatamente non ci sono danni; breve occhiata reciproca (del tipo "mica vorrai alzarti???") e rientriamo in tenda. La seconda uscita dalla tenda è intorno alle dieci; è un paradiso; c'è un bel solicino, il fiume che gorgheggia e il pratino verde verde. Usufruiamo del fiume per lavarci, rinsacchiamo la tenda e riprendiamo il viaggio; destinazione Pamplona (Iruña in Basco) che dista una settantina di chilometri. I paesaggi dei paesi Baschi sono nettamente diversi dagli altri incontrati; i fondi stradali sono dissestati, ci sono industrie da tutte le parti, c'è molta più gente e non si vedono più mucche... Arriviamo in città intorno all'una; pensavo che Pamplona fosse poco più di un paesino... mi sbagliavo; il famoso percorso che i tori e le persone compiono per S. Fermin non è che una via del centro storico; poi c'è tutta la parte nuova; facciamo un bel giro turistico; compriamo un po' di cartoline, una maglietta a testa, un bel pezzo di salame, del pane, facciamo due foto e, mentre ci dirigiamo verso le moto passiamo davanti ad un bar dove ci accorgiamo che c'è la partita Italia-Messico, decisiva per il passaggio agli ottavi. Ci sediamo e ordiniamo una caña e un'arançata; è il classico barretto del dopolavoro; ci sono gli operai che fanno le "obras" nella strada davanti al bar e tutti tifano per il Messico e, quindi, contro l'Italia; quando il Messico segna è la derisione totale per noi due, poveri italiani all'estero... Alla fine del primo tempo usciamo e, depressi per il risultato, andiamo a controllare se le moto ci sono ancora. Ci sono. Decidiamo di cambiare bar per questioni scaramantiche ma non ce n'è uno che trasmette quella partita; sappiamo solo che l'Equador vince con la Croazia; così torniamo nel covo ispanico messicano accolti da una sorta di ola degli operai e dalla richiesta della barista di una nuova consumazione... tignosi 'sti spagnoli... una caña e una arançata. Dopo un bel po' di sofferenza ecco arrivare il gol di Del Piero... lo sbrocco è totale; non riusciamo a darci un contegno e esultiamo come fossimo al bar in piazza; gli operai non possono far altro che prenderla a ridere... chi l'avrebbe mai detto che in un prossimo futuro sia noi italiani che loro spagnoli avremmo inveito contro quella mezza sega nazionale Coreana ladra di merda )\&#/!*§%...°ç!!£(@...
Foto al bar per ricordare il passaggio del turno e, contenti come pasque, ci avviamo verso le moto per partire alla volta dei Pirenei. Prendiamo la N240, strada panoramica che attraversa diagonalmente tutto l'arco pireneico e ci dirigiamo verso Jaca; la temperatura supera i trenta gradi e la mia moto continua a soffrire; da qui in avanti il mio viaggio sarà accompagnato da un pensiero fisso: la temperatura del motore che si è alzata di una ventina di gradi... veramente anomalo. Do la colpa un po' al caldo, un po' ad un tipo di olio che avevo messo prima del viaggio... Incrocio le dita e continuiamo. In compenso i paesaggi sono fantastici. Ci fermiamo verso Yesa a fotografare i 30.000 Chilometri della mia belva con un occhio fisso alla temperatura... non migliora. Continuiamo lungo la bellissima N240 costeggiando l'Embalse de Yesa fino a Jaca, poi saliamo lungo la N260, verso Biscas e poi attraversiamo un divertente passo montano che ci porta fino a Broto. Ci fermiamo a mangiare all'Embalse de Mediano e, poi continuiamo fino a Castejon de Sos per una strada tutte curve proprio gustose.
È giunta l'ora di dormire; siamo, come tutte le sere, devastati ma contenti, appagati e divertiti dal tragitto giornaliero; non so cosa è che ti spinge a fare cinquecento chilometri al giorno; forse il gusto dell'impresa, forse un po' di masochismo, forse la curiosità di vedere nuove cose; forse la passione per la moto. Non so di preciso cosa sia, ma so che mi piace.
Il posto prescelto stasera è un campettino sopra ad una stalla di mucche... accogliente e dignitoso. Questa sera siamo costretti addirittura a uscire di tenda per un po' di minuti perché disturbati da tanti rumori indecifrabili; fumiamo una sigaretta, facciamo quattro chiacchere sulla giornata motociclistica, sulle cose che ci hanno colpito e poi la stanchezza prende il sopravvento.

Accampamento in territorio basco Accampamento in territorio basco 2 Autoscatto Le nostre cose Il basco col basco Pamplona La biblioteca di Pamplona Una bambina ¡Que viva Italia! Paranoia per la temperatura Panaroma dalla N240 Autoscatto con paesino Paesino I 30.000 km della Pegaso Un campo di grano Ale + moto La Pegaso Paesaggio pirenaico

Venerdì 14 Giugno (Ottavo giorno)

Sveglia programmata alle otto; il tempo incomincia a stringere e i chilometri per tornare a casa sono ancora molti. Partiamo presto. Facciamo colazione nei pressi di Pont de Suert, fra Aragona e Catalogna. La destinazione è Andorra. In un paio d'ore siamo dentro La Vella; costa tutto pochissimo, la benzina, le scarpe, le sigarette ma la città non ci colpisce molto; facciamo un giro nell'afosa cittadina e facciamo un po' di compere; un regalino per la Moni, uno per lo Strigio, un po' di sigarette. Dopo fatta la spesa per la cena e per il giorno dopo riprendiamo il viaggio. C'è un traffico infernale che, unito all'afa, costituisce un pericolo per la guarnizione della testata della mia compagna di viaggio... temo veramente che mi lasci in Spagna; la temperatura sale ancora fino a novantacinque gradi e l'elettroventola non ce la fa a tenerla più bassa. Sono costretto a fermarmi e a far fermare anche Ale che con la sua vecchia ma superaffidabile GPZ non ha il minimo problema. Aspettiamo che la moto si raffreddi e poi proseguiamo; la strada sale tantissimo e tornante dopo tornante arriviamo alla Porte d'Envalira a 2408 metri, punto più alto di tutto il viaggio. Il panorama è bellissimo; le cime sono innevate e l'aria è finissima. Riprendiamo in discesa e, prima di affrontare la cima di Puymorens a 1915 metri che ci riporta in terra francese, ci riforniamo della fresca acqua pireneica. La direzione è ora Perpignan; la strada è molto divertente ma trafficata e, pertanto, faticosa. Intorno alle cinque raggiungiamo la città francese e ripercorriamo in senso inverso il tratto di strada che all'andata avevamo affrontato sotto la pioggia... (bello il sole!). Prendiamo l'autostrada da Narbonne fino a Montpellier per evitare il traffico che si rivela pericolosissimo per la temperatura del mio motore. Sono le nove e guidiamo per un'altra oretta fino a Aigues Mortes, dove decidiamo di fermarci al camping "La petite Camargue". Il rientro in Italia è sempre la parte più faticosa del viaggio, sia perché la tappa è sempre più lunga del previsto, sia perché sappiamo che la vacanza sta finendo... Montiamo per l'ultima volta la tenda e ceniamo al buio in piazzola; dopo il solito scambio di opinioni sulla giornata ci addormentiamo.

Sveglia di buon'ora Scontrino della colazione L'ombra di Fra' Marlboro ad Andorra Strada pirenaica Andorra la Vella Scontrino delle scarpe Scontrino del regalo per lo Strige Operai volanti Spesa ad Andorra Envalira Envalira 2 Beatles? I Pirenei Un albero

Sabato 15 Giugno (Nono giorno)

Sveglia alle otto anche stamani, in previsione della dura giornata. Ricerca della doccia e dei bagni, preparazione dei bagagli e in sella. Paghiamo il conto, facciamo colazione (due cappuccini 5 €!!!!) e via. Andiamo come schegge fino a Arles e poi fino a Salon de Provance; da lì la temperatura esterna inizia a salire e, di conseguenza si aggrava la situazione del mio motore fino a S. Maximin, dove rischia di esplodere... tribola anche il motore della GPZ di Ale perché la sua elettroventola non dà segni di vita. Preoccupati e un po' demoralizzati ci fermiamo e aspettiamo che i motori si freddino. Si preannuncia un difficile rientro.
Stiamo fermi una mezz'ora, poi imbocchiamo l'autostrada con l'intento di tenere giù le temperature. Viaggiamo un'oretta ma, nei pressi di Vidauban siamo di nuovo costretti alla sosta. Questa volta siamo costretti ad aspettare che passino le ore più calde del pomeriggio. Stiamo quattro ore fermi in un'area di servizio fra un caffè e una sigaretta. Finalmente trovo il tempo per scrivere le cartoline (che poi però imbucherò a Siena un paio di giorni dopo...).
Intorno alle quattro riprendiamo (sempre con le dita incrociate). Non è che temperatura sia ottimale ma ci permette di continuare. In breve siamo a Ventimiglia dove salutiamo la nostra Italia; passiamo Genova e il suo terribile traffico autostradale dove ho l'ultima smaltita relativa alla temperatura del motore e arriviamo a La Spezia, dove ci fermiamo ad un autogrill. Prima di cenare ci avviciniamo ad una coppia di mototuristi che viaggiano su una Aprilia Caponord che avevamo superato in mattinata nei pressi di Arles. Facciamo conoscenza parlando di viaggi in moto e di caratteristiche tecniche della Pegaso e della sorella maggiore... gran bella moto... Poi li salutiamo e ci accingiamo a finire il salamino comprato il giorno prima a La Vella.
Sono le nove e, in Italia, il sole ci abbandona un'oretta prima che in Spagna; accendiamo le luci e ci bardiamo per la volata finale. La temperatura del motore sembra ormai stabilizzata sui settantacinque gradi e, come treni arriviamo all'imbocco della Fi-Pi-Li. Sosta per fare benzina e per una sigaretta e via, lungo la superstrada fino a Firenze. Sosta a Signa verso mezzanotte; si viaggia molto bene la notte (a parte qualche deficiente del sabato sera...) e quest'anno non incontriamo neanche le orde di moscerini trovati l'anno passato. Stremati da circa quindici ore di viaggio (senza contare i nove giorni passati) imbocchiamo l'A1 fino ad Arezzo. Ci fermiamo per l'ultima sosta e per scambiare qualche parola e qualche commento non proprio sensato sulle estetiche e sulle presunte caratteristiche intellettuali delle moto (tipo: "Musona... mira la mi' moto tonta che è; ti guarda con quel farone... tonta..."... Mi sa che è il caso di riprendere la via di casa...
Ultimi chilometri fino a Querce al Pino e salita fino a Sarteano... TERRA!
Sono le due; ci salutiamo velocemente, visto che la mattina dopo Ale deve andare ad "obiettare" e volo a salutare la Moni. Sotto casa sua il contachilometri segna 4500 precisi precisi... gli stessi dell'anno passato ma in soli nove giorni. Chissà quanti giorni avremo il prossimo anno per vedere il Portogallo???

L'ultimo accampamento Conto del campeggio Tagliando autostrada In posa sull'A8 Caffè a frejus La riviera dei fiori Tagliando autostrada Ultimi km