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Kawasaki Gpz 500 s '91

Kawasaki Gpz 500 s

"Una moto intelligente", così fu giudicata questa motoleggera nelle recensioni delle riviste specializzate di qualche anno fa: economica nell'acquisto e nella gestione, ma non priva di spunti sportivi, una moto adatta all'utilizzo di tutti i giorni, ma che non disdegna il turismo di (ora lo posso dire...) ampio raggio, semplice da guidare, adatta anche ad un pubblico di neofiti, resistente alla fatica. È spinta da un motore bicilindrico in linea di 498 cc da 60 cv, doppio albero a camme in testa a quattro valvole per cilindro, un carattere "giapponese" che dà il meglio di sé ai regimi medio-alti, con una esplosione di coppia agli 8000 giri. Il mio esemplare, del 1991, ha un doppio freno a disco all'anteriore ed un onesto tamburo al posteriore, impianto che migliora l'efficienza frenante del precedente modello fornito di un disco singolo all'anteriore. Le ruote sono da 16", una misura un po' bastarda per il reperimento dei pneumatici, tant'è che il modello attualmente in produzione adotta cerchi da 17" e misure un tantino più generose. Il telaio è in acciaio di vecchia concezione e le quote ciclistiche privilegiano decisamente la stabilità alla maneggevolezza, tant'è che per fare una "esse" svelta c'è da faticare il giusto ed è arduo (esperienza diretta...) chiudere l'otto dell'esame di pratica per la patente A.

Questo in generale. In particolare, la "mia" Gpz 500 S è giunta nelle mie mani nel novembre del 1997 quando aveva "appena" 31.000 km percorsi nelle strade cittadine di Firenze in condizioni ottime ad un prezzo di L. 4.300.000. Per affrontare i viaggi più lunghi ho provveduto a cambiare (complice una caduta dal cavalletto) il cupolino originale con uno più alto che aumenta notevolmente il comfort di marcia nei noiosi tratti autostradali. I bagagli sono divisi tra bauletto posteriore e borsa da serbatoio con calamite: per il secondo piano della borsa da serbatoio ho dovuto escogitare una posizione alternativa sulla sella posteriore perché nella sua posizione originale impediva la vista del contachilometri!

Durante questi anni sono incappato in un unico problema di tipo meccanico, a dir la verità non di poco conto: si è guastata una prima volta la pompa dell'olio cosicché il lubrificante non andava più in pressione. Ho portato quindi la moto da un meccanico della zona che aveva maldestramente "risolto" il problema, che si è ripresentato tale e quale dopo circa 10.000 km (nel frattempo ero andato e tornato dalla Bretagna!!). In vista del viaggio in Spagna ho deciso di ricorrere all'opera di un concessionario Kawasaki ufficiale, ma per ridurre i costi di intervento provvedevamo con Francesco, Smanno e babbo Alfiero ad estrarre il motore in autonomia (cosa sconsigliata dalla maggior parte degli amici centauri). Fortunatamente, grazie al preziosissimo manuale di officina della Haynes, riuscivamo a riassemblare il mezzo come nuovo! Quest'esperienza, insieme ai regolari tagliandi che ormai effettuo senza ricorrere alle cure di meccanici mercenari (chi ha letto "Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta" di Robert M. Pirsig mi capisce...) ha consentito di instaurare un rapporto di particolare intimità tra me e la mia cavalcatura. Al giorno d'oggi il contakm segna circa 57.000, che in realtà sono 59.000 vista la rottura della corda dello stesso in Bretagna. Si avvicina quindi il momento in cui dovrò considerare l'ipotesi di sostituire la mia amata con un mezzo più fresco: non nascondo che il fatto di dovermi separare da una compagna tanto generosa mi mette il magone! Ma così è la vita di noi motociclisti...